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Itinerari moto: la conca Aquilana.

Questa volta la nostra due ruote ci porta a l’Aquila, ma non nel centro del capoluogo devastato dal sisma di qualche anno fa, bensì lungo la vallata del fiume Aterno.

Qui la prima tappa è alle grotte di Stiffe, dove consigliamo di munirsi prima del biglietto presso la struttura in legno lungo la strada sotto. Davanti al bar biglietteria c’è un ampio parcheggio dove poter lasciare il proprio mezzo e proseguire col bus navetta compreso nel biglietto. L’ingresso della grotta si apre alla base di una parete rocciosa da cui sgorga un fiume che nei secoli ha scavato e modellato la roccia. Fino alla seconda guerra mondiale l’ingresso era ostruito da una diga creata per convogliare l’acqua del fiume nella piccola centrale idroelettrica sottostante. A seguito di una bomba e distruzione delle condotte si è iniziato ad esplorare le grotte che corrono per circa 6 kilometri nelle viscere della montagna. L’acqua filtra dal sovrastante altipiano delle rocche fino alle grotte, creando colonne, stalattiti e stalagmiti molto interessanti. La visita si inoltra per 600 metri all’interno fino ad una grande cascata che ostruisce il percorso. Un po’ infreddoliti, riprendiamo il nostro viaggio alla volta delle antiche rovine della città di Peltuinum. Il percorso da Stiffe ci offre dei bei scorci di paesaggio ma anche desolazione nell’attraversare paesi disabitati dopo le gravi lesioni del terremoto. Capita di vedere queste case nei paesini che da lontano sembrano “normali” ma avvicinandosi si scorgono grosse crepe e case sfinestrate il cui interno è vuoto per i crolli. Il traffico è pari a zero, e la nostra moto viaggia tranquilla tra queste strade rovinate che attraversano boschi e rocce a tratti, dandoci quella strana sensazione di essere padroni della strada, tanta è solitudine di questi luoghi. Poi giungiamo per ampie curve ai campi arati dopo Prata d’Ansidonia, il paesaggio qui è più morbido e sulla sommità di una collina scorgiamo i resti di quella che un tempo era una torre di guardia. La strada sterrata che si sgancia dall’asfalto punta sopra la collina dove i resti di grosse e poderose mura dirute ci accolgono come i viandanti di un tempo. Situata nel bel mezzo del tratturo Magno della transumanza, fu prima città dei Vestini poi Romana. Una passeggiata tra le rovine ci mostra quale fosse la grandezza della città in base al raggio di apertura delle mura ed alla vita che poteva contenere.

Intorno a noi, il fischio del vento sulle rocce ed il cinguettio degli uccelli ci trasmettono quel senso di abbandono e decadenza che avvolge il luogo. Da lontano si riesce a scorgere anche la Rocca di Calascio sulla cresta della montagna. Ora ci lasciamo dietro queste rovine per puntare più in alto, verso il borgo di S.Stefano di Sessanio. Dal bivio sulla statale, la strada si arrampica per Barisciano disegnando una serie di belle curve, il paesaggio si spoglia sempre più dalla vegetazione, la quota aumenta e ci si diverte guidando scorrevoli tra le curve osservando di tanto in tanto la montagna ed i piccoli appezzamenti coltivati.

Poi, dopo un breve rettilineo, scorgiamo la sagoma del paese ed il suo nucleo di case e casette addossate l’una sull’altra. L’intervento dell’uomo si può appena percepire, e se non fosse per le macchine che ci sono potrebbe essere tranquillamente la vista che si godevano i pellegrini di alcuni secoli fa. Lasciamo la moto e ci addentriamo nel cuore del paese, strette viuzze si diramano tra le casette in pietra, molte delle quali disabitate e abbandonate ma molte altre adibite a caratteristici B&B e piccole locande. Si passeggia tra stradine lastricate e passaggi con volte dove il tempo sembra essersi fermato. L’odore di muffa caratteristico dei vecchi fondaci ci accompagna spesso in questa camminata fino a portarci in una piccola piazzetta, dove complice l’orario, decidiamo di fare sosta. Sopra di noi la vista di una piccola bottega con prodotti tipici ci invoglia a farci un panino al prosciutto col tipico pane rustico aquilano, il tutto condito da due birrette. La piacevole sosta termina con una camminata fino alla sommità del paese, dove notiamo che il tempo all’orizzonte sta cambiando così decidiamo di riprendere la via di casa…

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