Era l’inverno di qualche anno fa, dopo una settimana di buio e freddo, una mattina trovai di colpo un cielo terso, come se qualcuno avesse resettato tutto. L’aria era tagliente, pungente, frizzante. Le montagne come dame bianche vestite a festa stavano li ad ammaliarmi, io fuori dalla porta del garage mentre davo da mangiare ai gatti, in silenzio, le fissai. Fuori, sulle strade, un palmo di neve fresca aveva già zittito tutti in casa. Ma il richiamo di uscire, di visitare le “mie” montagne mi fece superare qualunque -se- e qualunque -ma-.
Ci sono posti come persone, puoi allontanarti ma in fondo torni sempre da loro.
Così dopo 3 calci ben assestati anche il vecchio mono prese a borbottare, anche le moto, hanno un’anima. Sente come i cani chi c’è sopra… il padrone sa come e dove toccarla, ancor più se vecchia.
La sensazione di attraversare campi innevati, in piedi sulle pedane, surfando sulla neve fresca è qualcosa di unico, non facile all’inizio, poi un po' come per la sabbia ci si abitua. Ricordo che ero imbottito come l’omino della Michelin, per giacca avevo una vecchia cerata gialla della Belstaff, colore oggi improbabile anche se fungeva bene allo scopo.
Il resto fu che impiegai quasi mezza giornata per arrampicarmi, mi sdrai più volte sulla neve, ma non mi sfiorò mai l’idea di abbandonare l’idea iniziale. Ovviamente ero solo, ma il giro impegnativo mi teneva la testa occupata in un periodo difficile, e questo già da solo bastava per andare avanti.
Ad un certo punto, ormai a mezza montagna, ritenni cosa buona e giusta fermarmi dopo qualche kilometro fatto sulla strada ghiacciata. Non potetti azzardare la via più diretta del bosco, per quello ripiegai su un pezzo di strada ma li fu anche peggio… una lastra di ghiaccio lunga alcuni kilometri, inutile cercare i bordi con neve smossa, erano solo grosse pietre ormai, con le mani doloranti e insensibili decisi di fermarmi. Scattai questa foto, poi rimasi in contemplazione vari minuti, c’era un silenzio assordante, una luce fortissima. Non avevo nulla con me tranne la solita barretta di cioccolato di emergenza. Sembrava masticassi vetro per quanto era fredda. Poi, dopo aver segnato il territorio, puntai a valle, verso casa, non prima di aver attraversato colline argillose e paesini che sapevano di camini ardenti.