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Audax delle Marche 2016.

“Anche quest’anno è andata!” con queste parole nel casco ho attraversato l’arrivo…

Da una parte il sollievo, la stanchezza, dall’altra la consapevolezza di aver terminato un’edizione molto dura e difficile per vari motivi.

Come accennavo questa 500 kilometri è stata molto tosta, le forti piogge e l’abbassamento delle temperature hanno reso sporche ed insidiose le strade oltre che molto fredda la notte.

Il percorso molto bello e tecnico di quest’anno ha messo a dura prova uomini e mezzi che hanno potuto confrontarsi sulle belle strade marchigiane immersi in uno scenario variegato tra bionde colline, verdi montagne, e scorci di un blu mare sullo sfondo. Ed ora ditemi se altre manifestazioni riescono a mescolare così bene questi ingredienti, unito al fatto di attraversare antichi borghi con le tipiche case a mattoncini…

Ma bando alla poesia, e passiamo alla strada ed alle vespe, vere protagoniste dell’evento.

Solita formula, il primo concorrente parte alle 23 ed arriva alle 11 del mattino seguente, poi i successivi 150 partecipanti staccati ognuno di trenta secondi. Quattro prove speciali quest’anno, alla partenza ed all'arrivo oltre che ad Urbino e Castelluccio, dove provare a sfidare il cronometro al centesimo di secondo. Nel mentre controlli a timbro ed a sorpresa.  

Io parto alle ore 11:09:30 col numero 20 dal centro fiere di Villa Potenza insieme all'amico Gab col numero 19 che mi precede di 30 secondi. I primi kilometri sono un mix di eccitazione e rodaggio della vista alla visione notturna. A differenza degli scorsi anni abbiamo dotato entrambe le nostre vespe di faro a led alimentato da una batteria 12V a perdita. Nei nostri casi tutto è fissato sul porta pacchi anteriore così da rendere il tutto smontabile in breve tempo una volta rientrati a casa. Il led non dà profondità come il faro principale ma spalma attorno tutta la luce a terra aprendo il campo visivo.

L’andatura è scorrevole come sempre, facilitati dall'ottima segnalazione lungo tutto il tracciato. Nei pressi di Osimo uscendo dal paese, su un curvone in salita mi ritrovo un concorrente a sfiorarmi il gomito col ginocchio come in un improbabile duello Rossi-Marquez a vespe piegate… oltretutto senza controllo del mezzo visto che me lo sono ritrovato addosso con la vespa che sbandava... la strizza vale per entrambi e lui si scusa più volte, perdonato, ma la testa sulle spalle sempre anche se difficile quando si chiude la vena…

Raggiungiamo il primo controllo a timbro a Chiaravalle, si riparte guidando tra paesini e strade collinari.

Poco dopo il secondo controllo a timbro di Corinaldo sbagliamo un incrocio e ci perdiamo, non siamo soli, visto che a bordo strada ci raggiungono anche altri. Tra chi si affida alla tecnologia, chi fa il gregario e chi scazza, ci sarà sempre qualche “old school” come me che con cartina in mano e un po’ di orientamento che prende e va, e per fortuna, visto che rientriamo nel percorso. Seguono alcuni kilometri di strade buie e dissestate, buche, dossi e brecciolino a condire il tutto…

Ci addentriamo sempre di più e saliamo verso nord in direzione Urbino, l’aria cambia e lasciamo quella mite del mare che raggiunge le colline. Da Fossombrone cominciano le tipologie di strade montane, contorte e guidate, zero illuminazione e buon fondo stradale. La seconda prova speciale a cronometro la troviamo proprio ad Urbino, ai piedi della fortezza Albornoz e Palazzo Ducale. Qui decidiamo di coprirci con tutto quello che abbiamo a disposizione ipotizzando cosa avremmo potuto trovare ancora più all'interno. La strada che collega Urbino ad Urbania è un “budello”, goduria, seppur nera e buia. Curve strette e contorte, fondo ottimo, e linea di mezzeria bianca come unica guida. Qui ti ricordi perché esistono i cartelli stradali, ed in condizioni di scarsa visibilità su un percorso nuovo sono i tuoi navigatori. Destra, sinistra stretta, serie di tornanti, discesa ripida, rally!

I fari led fanno il loro dovere, viaggiamo quasi appaiati, sfalzati di qualche metro riuscendo ad avere una buona luminosità e permettendoci di “scorrere” bene tra le curve. Nelle montagne, dalle parti di Piobbico una luna rossastra e tonda fa capolino tra le strette gole che attraversiamo. Paesi fantasma, zero  traffico… sono circa le 3 e mezza e ci illudiamo di essere padroni dei luoghi che attraversiamo. La mia Sip road semi sfondata è puro teppismo tra le mura strette dei paesini, lontano dai centri abitati, tirare seconda e terza sui tornantini è goduria pura. L’umidità aumenta, lungo fiumi e fossi è una presenza maligna, che penetra fin dentro le ossa. Al controllo timbro di Fabriano scendiamo dalle vespe con gli arti intorpiditi e ci compiaciamo di aver scelto per quest’anno i caschi integrali. Nel bar del rifornimento non ci tiriamo indietro davanti a due cornetti con la crema ed un cappuccino caldo. Stringo ancora un po’ tra le mani la tazza vuota seppur calda cercando di assorbire più calore possibile. Poi scontiamo subito la mossa fessa di aver lasciato fuori i caschi per non più di 10 minuti.. sono già umidi dentro e con la condensa sulla visiera..

La cosa positiva è che i motori vanno come delle schegge, sempre freschi, specie il mio ghisa. Fino a Pioraco, la stretta stradina di montagna scorre sotto di noi come una serpe impazzita, non incontriamo nessuno lungo il percorso, solo tanta nebbiolina bassa che si alza dai campi nella fredda e pungente alba.

Dopo Sorti, saliamo e giungiamo a dei piccoli altipiani coperti di roto balle appena confezionate che danno un tocco quasi mistico al luogo, mi vengono in mente le antiche pietre megalitiche dei luoghi sacri ma poi torno bruscamente al presente trovandomi davanti delle “vespe” automatiche…

Da Serravalle del Chienti, passiamo Taverne dove di lì a poco comincia una bella novità… un bel pezzo di strada bianca in salita! Per chi fa un po’ di enduro nulla di che, anche perché il fondo è compatto e non ci sono grossi solchi, ma per chi non mette mai le ruote fuori strada o aveva gomme slick è stato panico. Noi abbiamo apprezzato molto, terza costante, e gas aperto così da farci credere di avere chissà quanti cavalli sulla ghiaia fine.

Al termine di questo pezzo c'è il controllo a sorpresa, io ho le mani talmente lesse dal freddo che non riesco a prendere il foglio con i controlli e chiedo di sfilarmelo dalla giacca dall'incaricato…

Per scaldarci un po’, vista la stretta strada di montagna tutta in discesa, decidiamo di sgranchirci le gambe tirandole fuori in stile motard, quello che serve quando gratti le pedane e ci vuole il pestone per tirare su il mezzo.

Rifornimento a “sbocco” presso Visso prima di arrampicarci sulle curve che portano all'altopiano di Castelluccio, su una nostrana “Pikes Peak” a tutto gas.

Ad attenderci altra prova speciale a tempo e colazione con vista “fioritura”…. Spettacolo!

Da Forca di Presta al lago di Gerosa altro pezzo ultra tecnico e guidato senza un attimo di respiro frizione-scalate-gas-freni e ricominciare senza fine come un mantra. Dopo Servigliano iniziamo ad accusare pesantezza alle palpebre, e decidiamo di abbassare il ritmo e rilassarci un po’, ma come ricordavo è peggio almeno per me, perché cala la concentrazione e nei centri cittadini è pieno di zombi distratti… quindi riprendiamo in mano la manetta dritti verso Monte S.Giusto. All'altezza di Francavilla d'Ete , tra le curve non vedo più dietro di me Gab.. rallento ma continuo, poi decido di fermarmi ed alleggerirmi nell'abbigliamento. Penso tra me e me che avrà fatto anche lui lo stesso visto che me lo aveva accennato poco prima. Difatti arriva poco dopo ma senza la leva del freno anteriore. Una curva come mille altre ma scivolosa o forse fatta distrattamente ed è caduto, l'Audax è anche questo… Per fortuna null'altro di grave. Giungiamo quindi con ampio margine all'arrivo dove ancora una volta pensiamo: “anche quest’anno è andata”!

Un ringraziamento particolare va al presidente del Vespa Club Macerata Alberto Antonelli per l’organizzazione e per la scelta del tracciato.

A tutti gli amici che ogni anno ritrovo, e soprattutto a lei, la mia Vespa che subisce qualunque maltrattamento (buono) e mi riporta sempre a casa ;)  …

 Davide Stramenga

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