Dopo anni e kilometri arriva per molti il momento in cui ci
si sente forti e si prova a spodestare quello che nel gruppo è “il capo” o
meglio, quello che sta davanti.
Se sta lì, un motivo c’è… generalmente è quello con qualche
anno in più, quello che sa più strade, quello che ha più esperienza. E’ quello
rispettato, perché oltre a queste caratteristiche ha “il manico” o comunque ha
un buon passo e sbaglia poco, generalmente sale sempre, anche sul brutto.
Insomma come un buon giocatore, è completo. Ora più o meno tutti, anche a
tratti, hanno provato a misurarsi con lui, chi più chi meno, è nell’indole
umana quella di confrontarsi con gli altri.
Magari vi sarete accorti seguendo il leader che in alcuni
frangenti tenete bene il suo passo, anzi ne avete anche di più per andarvene.
Chi per rispetto rimane dietro da prova di saper stare in gruppo, magari
alternandosi nelle posizioni ma rispetta il passo. Poi ci sono giorni in cui si
è gasati e invincibili e si prova a dare la “zampata” per scalzare il
capogruppo o semplicemente per confrontarsi. Ammesso che si conoscono i
sentieri e le strade per andare, una cosa molto frequente è che poco dopo aver
superato il capogruppo questa persona inizia a tirare per dimostrare di saper
correre e molto spesso va a fratte, cade o guida male, si accorge così di non
avere lo stesso passo che aveva stando dietro e si rimette in coda.
Perché? Perché andare forte quando si hanno dei riferimenti,
come uno davanti è una cosa, andare e tirare senza riferimenti è un’altra…
Altro aspetto, e mi ricollego al testo della “mente nell’enduro” e della
riserva, chi supera, preso dalla foga di dimostrare quanto è veloce tira oltre
il limite e dura poco. Oppure, stando dietro non è abituato a sentire il fiato
sul collo, il ringhio maligno di un 2 tempi incazzato che vuole infilarti a
ogni curva può essere stressante, specie se non si è abituati. Un altro
aspetto, quando si è davanti, il gruppo si aspetta sempre bei percorsi, si
aspetta di avere sempre risposte o soluzioni a problemi che si presentano
(riparazioni di fortuna, strade interrotte, imprevisti vari) e si deve
accertare che nessuno rimanga indietro. Si prende l’onere di decisioni spesso
impopolari come evitare un pezzo perché troppo transitato ad un certo orario o
di un guado per rientrare prima. Il guado è da sempre una situazione ad alto
rischio, specie per il primo che passa, quando non vedi il fondo azzeccare la
giusta linea pulita da sassi è quella che può trasformare un semplice passaggio
in una domenica da incubo a ripescare moto… Insomma passato il primo
generalmente tutti passano. Un leader spavaldo e imprudente può portare il
gruppo in situazioni difficili. I nuovi, quelli alle prime armi sono le prime
vittime di un leader stronzo portando la gente a odiare l’enduro, le cose vanno
affrontate per gradi, poi arrivi ad un punto che se non ce la fai più devi
cambiare gruppo. Nel gruppo possono nascere legami molto forti, l’aver
condiviso situazioni difficili o viaggi spettacolari, mille avventure o disfatte
lega le persone per sempre. Chi sta davanti e decide il giro ha un certo
potere, è in grado di scegliere il percorso il base alla giornata e
potenzialmente di trasformare un’uscita in un inferno. E’ lo scotto da pagare
quando si esce in gruppo, quando non si conoscono percorsi, è un mix di ansia
ed eccitazione che abbiamo provato tutti all’inizio oppure ogni volta che si fa
qualche pezzo nuovo, ma che bello!
Gli enduristi o presunti tali sono gente strana, ognuno è
fatto a suo modo, ma mi sento di dire che una cosa non deve mai mancare,
l’umiltà di voler imparare e mettersi a disposizione del gruppo. Non mi è mai
piaciuto l’atteggiamento di chi prende di mira l’ultimo, quello che una volta
salito si fa i fatti suoi e non aiuta, non spinge. Come non mi piace chi fa troppo
casino, chi si vuole far riconoscere, chi non rispetta gli altri utenti della
montagna, chi fa rumore nei centri abitati. Non mi piace nemmeno chi ha fatto
della propria moto un feticcio e bestemmia ogni volta che si rompe qualcosa,
ricorda che la moto è uno strumento non il fine, se si rompe amen. Non esiste
che non si va sulle pietraie perché “se la moto va giù si scassa di più” o
menate simili. Penso che mantenere un basso profilo nelle situazioni di scontro
con gente ignorante, se non si possono evitare, è quello che paga di più specie
in questi momenti dove tutti vogliono accanirsi contro di noi, volare alto e
fregarsene nel senso buono. Ecco, secondo me un buon leader dovrebbe saper fare
un po' di tutto, compreso il conoscere i rifornimenti di benzina e alimentari
(tradotto bar e trattorie) lungo il percorso. Quindi non conta solo essere solo
veloci…